Le cause di lavoro, nella loro diversa declinazione (procedimenti d’urgenza ex art. 700 cpc, ricorsi ex art. 28 SL per comportamento antisindacale, procedimenti sommari ex art. 1/47 L. 92/2012 di impugnazione di licenziamento in area di applicazione dell’art. 18 SL, procedimenti per risarcimento del danno da infortunio o malattia professionale, procedimenti per contestazione di mobbing, trasferimenti o demansionamenti, questioni retributive e/o di interpretazione contrattuale a potenziale rilevanza seriale) hanno struttura e peculiarità sostanziali e processuali che rendono particolarmente impegnativa la costituzione del convenuto datore di lavoro, anche alla luce del favor verso il lavoratore contraente debole che ancora permea l’ordinamento, delle rigide preclusioni del rito (che non consentono aggiustamenti o integrazioni delle difese in progress) e degli assetti sfavorevoli, in molte materie, dell’onere probatorio.
La cadenza temporale spesso molto rapida, i mutevoli accenti della magistratura nei diversi Fori, l’oralità del rito, impongono una cura diretta e personale di tutte le fasi da parte del difensore, dalla acquisizione in azienda delle fonti di prova, alla redazione degli scritti difensivi, alla presenza in udienza.
Ulteriore criticità, che impone un saldo raccordo tra il difensore e la direzione aziendale e mobilita esperienze e capacità negoziale, è data dalla rilevanza anche ai fini dell’assetto delle spese della fase conciliativa, sia stragiudiziale che giudiziale, i cui approdi devono essere valutati non solo in connessione ai rischi di causa, ma anche alla potenziale serialità del contenzioso.